Invasione di privacy. Il caso dei droni

2019. Cambia la normativa, ogni giorno una nuova. Impazza la mania dei droni. I nostri ragazzi se li portano anche in spiaggia, mentre il tipico ronzio di un “Mavic” o di un “Parrot” accompagna sempre più spesso i nostri eventi. Ma un drone è un aeromobile a comando remoto e non è (quasi mai) un innocente giocattolo alla stregua di un aeromodello. Proprio per le sue potenziali “interferenze” in tema di privacy – è un potente mezzo investigativo! – e per la sua pericolosità in caso di perdita fisica del controllo, gli enti preposti alla sicurezza del volo (l’Italiana ENAC, l’europea EASA) sono corsi ai ripari. Hanno innescato, a partire dalle esperienze professionali d’impiego, una sequenza di regolamenti e proposte di classificazione tese a ridurre i fattori lesivi di diritti e sicurezza.

Cosa cambia in materia di droni

Cominciamo con il dire che i SAPR (sistemi aeromobili a pilotaggio remoto) non dovranno mai sostare sopra la testa degli spettatori (meno male!) … e che, in relazione al peso e alle caratteristiche tecniche, potranno essere pilotati da remoto solo da chi avrà acquisito regolare patentino (che peraltro esiste già per l’uso professionale). Anche il drone stesso, a partire dai modelli dotati di sistema RtH (return-to-home, automatico), non potrà più volare in incognito ma dovrà essere dotato di univoca targhetta identificativa. Si moltiplicano anche le raccomandazioni in tema di altezza utile al volo che, con tutta probabilità, sarà per gli usi standard fissata a 120 metri di quota dal suolo.

Prima di regalare un drone, informatevi bene!

Diciamo, per chiudere, che regalare a un 16enne un drone di peso inferiore ai 250gr e con fotocamera fino ai 5megapixels, non dovrebbe costituire mai un problema, sempre che lo teniate sotto i 50 metri d’altezza utile e lontano dalle persone (e dalle finestre dei vicini). Tuttavia occorre stare attenti: le norme possono cambiare più velocemente dei droni e di questo articolo.